Poster - PAROLA

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POD_PAROLA
Il Poster fa parte della collezione Definizione, una linea di oggetti per tutti i giorni, nata per riscoprire l'importanza di un immenso patrimonio culturale comune: la lingua italiana.

Dettagli prodotto

Dimensione: 50 x 70 cm.
Tipologia Patinata opaca da 170gr
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Definizione Poster

Paròla s. f. [lat. tardo parabŏla, lat. pop. *paraula; l’evoluzione di sign. da «parabola» a «discorso, parola» si ha già nella Vulgata, in quanto le parabole di Gesù sono le parole divine per eccellenza]. – 1. Complesso di fonemi, cioè di suoni articolati, o anche singolo fonema (e la relativa trascrizione in segni grafici), mediante i quali l’uomo esprime una nozione generica, che si precisa e determina nel contesto di una frase. a. Intesa come unità isolabile nel discorso (nel qual caso è in genere sinon. di vocabolo), con riguardo alla sua natura, alla formazione e ad altri aspetti e qualità: le p. di una lingua; p. italiane, francesi, tedesche, arabe; l’origine, l’etimologia delle p.; il significato di una p.; p. breve, lunga, di tre, di cinque sillabe; p. variabili e invariabili; p. primitive, derivate, semplici, composte; p. piana, tronca, sdrucciola, bisdrucciola (rispetto alla posizione dell’accento tonico); il tema, la radice, la desinenza, il prefisso, il suffisso di una p.; declinazione, flessione delle p.; la disposizione delle p. nella frase; registrazione delle p. in ordine alfabetico. Rispetto all’uso (in senso temporale, spaziale, ambientale, ecc.): p. arcaica, antiquata, rara, non comune, regionale, dialettale, popolare, volgare, triviale, scurrile; p. dotte, letterarie, tecniche; p. scelte, ricercate; p. sconce (pop. brutte p.); p. nuove, i neologismi. Rispetto all’idea significata (e quindi alla comprensibilità, all’effetto sull’interlocutore, alla corrispondenza fra pensiero e espressione, ecc.): p. facili, difficili; esprimersi con chiare p., con p. oscure; p. propria, impropria; forse non è questa la p. esatta; cercare, trovare la p. adatta, le p. più efficaci; p. ambigue, a doppio senso; in tutto il senso, nel vero senso, nel senso più ampio della p.; non mi viene la p. (quando, nel parlare, non si trova sul momento il termine adatto); non ho capito una p. di quello che ha detto. b. Con riferimento alla realizzazione orale (cioè alla pronuncia e all’articolazione) e alla qualità della percezione uditiva: articolare la p.; proferire una p.; pronunciare bene, male, forte, piano le p.; scandire, scolpire le p., pronunciarle con voce forte e distinta; strascicare, masticare, mangiare, mozzare, storpiare le p.; non riusciva a spiccicare una p.; parlare con p. tronche, mozze; la p. gli morì in gola, non riuscì ad articolarla interamente; borbottare, mormorare, brontolare qualche p.; balbettò poche p. di scusa; le sussurrò qualche p. all’orecchio; ho sentito bene le sue p.; non ho udito neanche una p. di tutto ciò che ha detto; non ho bene afferrato le ultime p.; ho colto al volo qualche parola. Prov., le p. volano e gli scritti restano (o rimangono), traduz. del motto lat. verba volant, scripta manent. E specificando l’impressione soggettiva suscitata dal suono delle parole: p. dolci, armoniose, dure, aspre, ecc. c. Con riferimento alla rappresentazione grafica: p. scritte a matita, con l’inchiostro, col gesso; p. dattiloscritte, stampate; p. incise nel marmo; p. in corsivo, in tondo, in grassetto (nella stampa); mettere una p. fra parentesi; abbreviare una p.; scrivere la p. per esteso; nel manoscritto la p. è illeggibile; divisione delle p. in sillabe, di una parola in fin di riga. d. In linguistica, nell’accezione più com., la minima unità isolabile all’interno della frase e del discorso, formata da uno o più fonemi, e dotata, quanto al significato, di un senso fondamentale (cioè di una sfera semantica in cui essa, isolata, vive nella coscienza linguistica dei parlanti), e di un senso contestuale (ossia il particolare valore che essa assume in un determinato contesto). Anche, termine usato talvolta dai linguisti per rendere il fr. parole, nella particolare accezione conferitagli da F. de Saussure. […]. ◆ Dim. parolétta, parola breve e graziosa (e al plur. breve discorso): fui del primo dubbio disvestito Per le sorrise parolette brevi (Dante); la marchesana di Monferrato ... con alquante leggiadre parolette reprime il folle amore del re di Francia (Boccaccio); con connotazione negativa, parola vuota, ingannevole: Questi in sua prima età fu dato a l’arte [dell’avvocatura] Da vender parolette, anzi menzogne (Petrarca). Più com. il dim. parolina. Vezz. o spreg. parolùccia. Accr. parolóna, o parolóne m.. Pegg. parolàccia.

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