Poster – TORINO

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Il Poster fa parte della collezione Definizione, una linea di oggetti per tutti i giorni, nata per riscoprire l'importanza di un immenso patrimonio culturale comune: la lingua italiana.

Dettagli prodotto

Tipologia Carta: Patinata opaca da 170gr

Definizione Poster

Torino Comune del Piemonte, città metropolitana e capoluogo di regione. Sorge alla confluenza della Dora Riparia con il Po, in un’area alluvionale (239 m s.l.m.) fra l’anfiteatro morenico di Rivoli e una serie di rilievi situati a oriente; si cita l’altura di Superga, su cui è edificata l’omonima Basilica. La morfologia è varia e comprende zone a prevalenza montana, collinare o pianeggiante. In montagna domina il clima alpino, in pianura quello temperato, con una notevole escursione termica tra inverno ed estate. La demografia risulta debole, con eccedenza della mortalità sulla natalità; i movimenti migratori, che hanno registrato nel passato forti afflussi (specie dal Sud Italia), si sono attenuati. Nell’economia torinese, da sempre basata sul settore metalmeccanico, spicca l’industria automobilistica, dal prestigio internazionale. Il nucleo produttivo è inoltre rappresentato dal sistema dei beni strumentali e dalle attività di design e progettazione. Maggiori poli urbani provinciali, dopo Torino, sono Pinerolo, a vocazione terziaria, e Ivrea, sede storica dell’Olivetti e oggi di aziende specializzate nelle tecnologie avanzate. L’agricoltura e l’allevamento si concentrano nella pianura meridionale, al confine tra Asti e Cuneo.
Il piano topografico ‘a reticolato’ trae origine dalla pianta di Augusta Taurinorum, città romana della regione XI augustea (Transpadana), nel territorio dei Taurini. Fondata come colonia militare, forse sul luogo dell’antica capitale Taurasia, conseguì importanza grazie alla sua posizione geografica nel cuore della zona subalpina. Centro religioso rilevante fra il sec. V e il sec. VI, nel 569 cadde nelle mani dei Longobardi, che istituirono un vasto ducato. Nel 773 Carlomagno entrò a Torino, stabilendovi dei conti franchi. Il periodo marchionale, iniziato verso il 940 e segnato dalla dinastia degli Arduinici, donò prosperità. Alla fine dell’XI sec. si affermò l’autorità del vescovo e dei visconti, mentre nel 1136 Lotario III cacciò il conte di Savoia Amedeo III, permettendo ai Torinesi di conservare le libertà comunali sotto la protezione dell’impero. Successivamente, Federico Barbarossa concesse al vescovo la supremazia; nel 1248 Federico II decise di affidare la città in feudo a Tommaso di Savoia, che la occupò. Torino fu poi costretta a riconoscere la signoria angioina, dalla quale nel 1276 passò a quella di Guglielmo VII marchese di Monferrato. Nel 1280 i Savoia ripresero la guida, e il comune torinese cessò di esistere. L’unificazione definitiva dello Stato sabaudo, di cui Torino costituiva il fulcro dell’attività politica, avvenne nel 1418. Il dominio passò alla Francia per venticinque anni finché, con il trattato di Cateau-Cambrésis (1559), parte dei possedimenti sabaudi tornarono a Emanuele Filiberto; le aree restanti dovevano rimanere presidiate dai Francesi per tempo indeterminato. Nel 1563, il duca entrò a Torino e vi stabilì definitivamente la capitale dello Stato piemontese. Dopo il 1635 Vittorio Amedeo I tentò la conquista della Lombardia, ma morì improvvisamente; così, Torino, contesa fra Madama Cristina, sostenuta dai francesi, e i cognati, il cardinale Maurizio e il principe Tommaso di Carignano, appoggiati dalla Spagna, fu consegnata alla duchessa. Vittorio Amedeo II difese la città contro i ripetuti tentativi di Luigi XIV d’impadronirsene, che culminarono nell’assedio del 1706 e terminarono con la battaglia combattuta presso le mura, in cui i Savoia sconfissero la Francia. In quest’epoca fiorirono le attività economiche e culturali, mentre i conflitti europei in cui il Piemonte intervenne sotto il re Carlo Emanuele III procurarono ingrandimenti dello Stato.

La rivoluzione francese ebbe poche ripercussioni, ma nel 1798 Carlo Emanuele IV di Savoia, alleato dell’impero asburgico, fu vinto e dovette lasciare il trono. L’anno successivo, in seguito all’invasione delle truppe austro-russe, si ristabilì nominalmente il potere sabaudo. Torino venne nuovamente annessa alla Francia, e Napoleone mise a capo suo cognato Camillo Borghese; nel 1814, dopo le ripetute disfatte subite da Bonaparte, il re Vittorio Emanuele I entrò trionfalmente in città. Grazie all’unione con la Liguria, lo Stato dei Savoia divenne il più importante in Italia. Nel 1821 Torino, la cui popolazione mal sopportava il predominio austriaco, partecipò ai moti contro i regimi assolutistici; di fronte all’agitazione, Vittorio Emanuele I abdicò in favore del fratello Carlo Felice. Trovandosi quest’ultimo a Modena, la reggenza fu assegnata al principe Carlo Alberto, che concesse la costituzione; rientrato, Carlo Felice ripristinò il governo assoluto e avviò la repressione. Carlo Alberto, sovrano dal 1831, diede vita a un piano di riforme di stampo liberale. La città attraversò una fase di sviluppo economico e urbanistico, elevandosi a riferimento morale; protagonisti del pensiero torinese furono Vincenzo Gioberti, Cesare Balbo, Massimo D’Azeglio. Nel 1848 il re emanò lo Statuto, con cui si definiva una forma di monarchia costituzionale di impianto bicamerale. Il successore Vittorio Emanuele II trattò la resa con gli Austriaci, mentre il conte di Cavour, presidente del Consiglio nel 1852, acquisì nel 1860 il controllo diplomatico della guerra scoppiata l’anno precedente che, forte del sostegno popolare, avrebbe condotto all’Unità. Per breve tempo, Torino fu la prima capitale del nuovo Regno d’Italia, e si trasformò rapidamente in centro produttivo. Il decollo iniziò dal settore cotoniero, ma già nel 1889 il comparto metalmeccanico impiegava il 40% degli operai. L’industria automobilistica ricoprì il ruolo trainante: nel 1907 vi erano ben 37 case di autoveicoli, che tuttavia non ressero alla Grande crisi e la FIAT, fondata nel 1899 da Giovanni Agnelli, ottenne la posizione egemonica. In aggiunta, al principio del Novecento ebbe rilevanza l’ambito cinematografico, grazie alla nascita di note case di produzione, in particolare l’Ambrosio film e l’Itala Rossi (che realizzò il celebre kolossal Cabiria, 1914, di Giovanni Pastrone). Il capoluogo diventò, assieme a Genova e Milano, uno dei poli più avanzati del Paese e, come nelle altre due città del ‘triangolo industriale’, si registrò in quest’epoca un’ingente crescita della sua popolazione, che tra il 1881 e il 1921 raddoppiò (passando da 250.655 a 499.823 ab.), soprattutto a causa dell’immigrazione. Con la Prima guerra mondiale, il campo automobilistico e quello siderurgico incrementarono la loro espansione: al fine di assicurarsi alti livelli di produttività, il personale della FIAT venne addirittura sottoposto a giurisdizione militare. Favorita dalla politica coloniale fascista, allo scoppio della Seconda guerra mondiale l’industria torinese si convertì quasi completamente in bellica. Torino fu gravemente danneggiata dai bombardamenti, che provocarono anche una drastica riduzione della produzione e un ulteriore peggioramento delle condizioni della classe lavoratrice. Nel marzo del 1943 cominciarono gli scioperi operai e il boicottaggio delle fabbriche e, nel settembre dello stesso anno, la città venne invasa dai tedeschi. L’occupazione, durante la quale circa quattrocento ebrei furono deportati, durò fino al 30 aprile 1945. Il 3 maggio gli Alleati entrarono a Torino, già liberata dalle forze della Resistenza.

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