Quaderni d'arte italiana N. 07 #strada

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AA. VV.

Rivista d’arte Quaderni d’arte italiana

Contributi: Nicolas Martino, Lucrezia Longobardi, Marie-Therese Bruglacher, Marco Trulli, Stefano Coletto, Simone Ciglia, Lorenzo Madaro, Eugenio Viola, Edoardo De Cobelli, Chiara Pirozzi, Elena Forin, Giacinto Di Pietrantonio, Alessandra Troncone.

Traduzioni: David Broder

Quaderni d’arte italiana è una rivista trimestrale, ideata dalla Quadriennale di Roma, che ha l’obiettivo di fornire uno spazio di indagine sull’arte italiana del XXI secolo e sulle sue relazioni con le diverse scene culturali e socio-politiche italiane e internazionali. Il direttore responsabile della rivista è Gian Maria Tosatti. La redazione è composta da: Nicolas Ballario, Francesca Guerisoli, Nicolas Martino, Attilio Scarpellini, Andrea Viliani. Sono coinvolti in questa riflessione i curatori che collaborano alle varie attività di Quadriennale, ma anche autori esterni.

Il settimo numero dei Quaderni d’arte italiana si concentra su quello che è stato il presupposto, il pre-testo e il con-testo per un’intera generazione artistica, quella nata tra l’inizio degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta: la strada. Nei fatti, il concetto di strada è ampio e coincide spesso con l’idea di spazio pubblico, un tema estremamente urgente nel contesto di quella che viene definita ‘telecrazia’ o ‘videocrazia’ e che oggi potrebbe senza dubbio essere chiamata ‘retecrazia’. Che cos’è lo spazio pubblico in un regime di rappresentazione costante? Tra il 1980 e il 1994 le televisioni hanno costituito un nuovo scenario narrativo per l’Italia, un Paese che ha tentato di riscrivere la propria storia cancellandone il passato di piombo e aprendo linee di credito con la fantasia e la spensieratezza che, col passare degli anni, avrebbero chiesto di essere saldate. Era il 1994 quando la televisione chiese e ottenne il governo del Paese col suo dominus, Silvio Berlusconi. Ci vorranno quasi vent’anni per elaborare una narrazione alternativa a quella del suo leader politico/mediatico. Al centro di questo cambiamento vi è proprio il recupero dell’idea di spazio pubblico, una certa insofferenza per il concetto di rappresentazione e la riscoperta di un luogo che dal 1977 in poi aveva assunto lo statuto di tabù: la strada. Tutto questo è rintracciabile con una evidenza esemplare in ciò che l’arte ha registrato soprattutto nel decennio che va dal 2010 al 2020. Le strade del XXI secolo, in effetti, si sono aperte agli artisti che le hanno ripercorse, esattamente come erano state lasciate oltre vent’anni prima. Spoglie, brutali, ferite, ancora ingombre delle macerie della stazione di Bologna, come se il quarto di secolo passato non fosse realmente trascorso, ma fosse stato una sorta di sogno in veglia, capace di celare una stasi tremenda.

Dettagli prodotto

Lingua: italiano/inglese
Rilegatura: in filo refe
Formato: 14,8 x 21 cm
Numero di pagine: 144

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